Badia Santa Maria della Neve.
Oggi sabato 30 marzo 2013, vigilia della Santa Pasqua, vogliamo farvi gli auguri parlandovi di una meta turistico religiosa; l’Abbazia benedettina di Torrechiara edificata sulla sponda ovest del torrente Parma.
Oggi nel monastero vive Padre Filippo, benedettino, che con l’aiuto di alcune suore indiane regge le redini della gestione di tutto il complesso. Di lavoro ce n'è tanto, ma le porte sono sempre aperte per accogliere con un sorriso i circa quattromila visitatori all’anno. Nella filosofia dell’orat et laborat esiste in un angolo un laboratorio dove grazie ad antiche ricette della storica farmacia del monastero di San Giovanni di Parma, si fabbricano unguenti di vario tipo, colluttori, tisane... Un toccasana anche per il sostentamento dell’abbazia, richiesti dall'Italia e dall'estero. Anche la regina Paola del Belgio è loro cliente. Ogni angolo del manufatto è un pezzo di storia. Gioielli architettonici in un contesto quasi surreale: il belvedere sul torrente Parma, il campanile della chiesetta, il chiostro con il suo pozzo artesiano, il tutto risalente al 1471 su commissione di Pier Maria Rossi, residente nell’attiguo Castello, probabilmente per il figlio naturale Ugolino, che allora era abate del monastero di S. Giovanni Evangelista a Parma. Mirabili esempi di pittura sono, invece, l'affresco nel vestibolo, attribuito a Francesco Tacconi, raffigurante una dolce Madonna con Bambino in mandorla, ed il prezioso ciclo pittorico della Sala dei musici, poeti, giocatori di carte e morra. Dal complesso dall’agriturismo Ciato è raggiungibile anche a piedi attraversando la proprietà e seguendo la panoramica che costeggia il torrente Parma.
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Parma: NEVE SUL PALAZZO DUCALE
Questa è l’ultima neve che è caduta la notte del 17 marzo 2013 sul palazzo ducale di Parma. Imponente palazzo voluto da Ottavio Farnese nel 1561 e costruito su progetto di Jacopo Barozzi, detto comunemente il Vignola, è stato un architetto, teorico dell'architettura e trattatista italiano. Fu uno degli esponenti più importanti del Manierismo, in un'epoca di importanti cambiamenti di cui fu protagonista. La sua importanza storica è dovuta sia alla realizzazione di edifici innovativi, sia all’opera di trattatista dell'architettura soprattutto per la teorizzazione degli ordini che rappresentò un momento importante nella definizione del canone classicista.
L’aspetto attuale però è frutto di vari rifacimenti ad opera sia del Bibiena che, nel 1767, da Ennemond Petitot. E’ grazie agli interventi del Petitot che viene eliminata la grande scala doppia con grotta centrale che ornava l’ingresso e viene conferito al palazzo un aspetto più classicheggiante.
Al piano terreno si trovano opere di Cesare Baglioni, dipinte all’inizio del ‘600. Il monumentale scalone settecentesco porta alla sala degli uccelli, così chiamata per le decorazioni a stucco e ad affresco realizzate da Benigno Bossi nel 1766-67 e rappresentanti 224 specie di uccelli. “Sala di Alcalina”, decorata attorno al 1568 con la collaborazione di Jacopo Bertoja, uno dei più interessanti rappresentanti del secondo manierismo parmense, con scene tratte dal libro VII dell’Orlando Furioso. E’ la sala più antica del palazzo. Sala dell'Aetas Felicor o del Bacio. Affrescata da Girolamo Mirala e Jacopo Zanguidi detto il Bertoja fra il 1570 e il 1573 e rappresentante il mito di Venere e Amore e l’età felice. Mentre nella volta i due artisti lavorano a stretto contatto e quasi non è possibile distinguere il lavoro dell’uno e dell’altro, sulle pareti emerge l’opera del Bertoja che continua il lavoro dopo la morte del maestro. E’ sulle pareti la scena della danza con particolari del bacio fra trasparenti colonne di cristallo che intitola la stanza e che rappresenta una delle creazioni più nuove del tardo manierismo dove lo spazio viene inteso come “strumento d’illusione naturalistica”. Sala d’Orfeo. Affrescata da Girolamo Mirala e Jacopo Zanguidi fra il 1568 e il 1570, dove prevalere il maestro Mirala, con scene della favola d’Amore di Orfeo pausate da elementi architettonici. Sala di Erminia. La Gerusalemme Liberata è il tema rappresentato dagli affreschi del Tiarini datati 1628. Gli episodi scelti sono l’Incontro fra Erminia a cavallo, Tancredi morente e Erminia mentre coglie Vafrio intento a spiare. L’intreccio di rami che circonda la sala è dello stuccatore Carlo Bossi. Sala dell’Amore. La volta è dipinta da Agostino Carracci con tre rappresentazioni dell’amore, ma muore prima di poter terminare l’opera nel 1602: L’amore materno con Venere che guarda il figlio Enea mentre si dirige verso l’Italia, l’amore celeste fra Venere e Marte e quello umano fra Peleo e Teti. La sala fu completata tra il 1679/80 da Carlo Cignali con altre rappresentazioni dell’Amore col trionfo di Venere e Amore nel ratto di Europa; Bacco che offre il tesoro ad Arianna; il trionfo di Venere e amore con le grazie e il piacere e la lotta fra Amore e Pan.
Sala delle leggende. Gian Battista Trotti detto il Molosso, tra il 1604 e il 1619 decora tre pareti della stanza con Giove che incorona Bacco accompagnato da Venere; il sacrificio di Alcesti; Circe che ridà forma umana ai compagni di Ulisse. Nella parete vicino alla finestra ci sono due affreschi del fiammingo Giovanni Sons. Vista la vicinanza con l’agriturismo Ciato è meta consigliata se non altro per il contesto in cui è situato, il giardino ducale di Parma recentemente ristrutturato.
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Una perla dell?Appennino Parmense.
Situata a 720 metri sul livello del mare la “Pieve romanica di Sasso”, dedicata a Santa Maria Assunta, si trova nel comune di Neviano degli Arduini in località Sasso.
Il pavimento della pieve, costruito su di un naturale declivio comporta una leggere inclinazione.
Presenta una facciata arricchita di una sola bifora ad apertura a croce e da due lesene. L’interno si presenta a tre navate che terminano in altrettante absidi semicircolari.
Realizzata in pietra naturale con tetto in pietra di lavagna sorretto da capriate in legno. All’interno le navate sono divise da una fila di cinque colonne su cui poggiano archi a tutto sesto. I bassorilievi sono ricollegabili a quelli di Bada Cavana e a quelli del Duomo di Parma. Le lastre del fonte battesimale raffigurano gli evangelisti San Matteo e San Marco. La pieve è facilmente raggiungibile dall’agriturismo Ciato di Parma in pochi minuti.
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Sen of wine
Chiude le porte SensofWine - Anche il basso-baritono Michele Pertusi e Luca Maroni hanno a lungo disquisito sull' importanza dei percorsi enogastronomici e Gualtiero Marchesi ha apprezzato gli abbinamenti affiancati ai must della Strada del Prosciutto.
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Parma sens of wine
Ancora non sappiamo come andrà a finire, ma sen of wine è partito con il piede giusto, un teatro Regio stipato, un affabulatore, Luca Maroni, bravi il coro e Pertusi con i suoi brindisi lirici, le vibrazioni della batteria di Molinari del gruppo Zucchero, ma un bravo ai vini emiliano-romagnoli che hanno stupito per le loro caratteristiche. Parma, Emilia Romagna, una terra con l’anima, una terra del sorriso, una terra dalle indiscusse singolarità enogastronomice, una terra tutta da assaporare per sognare.
Ricchezze prelibatezze, ghiottonerie, leccornie e non solo enogastronomiche che tutto il mondo cerca di imitare, ma che vuole anche venire a conoscere. Parma apri i cancelli ai viandanti, che sono sempre più numerosi, sempre più curiosi, lascia che il marino, il sale, il fuoco possano raccontare come sanno plasmare questo territorio e i suoi prodotti, e noi beneficiari ignari apriamo i portoni dell’accoglienza, cosa che purtroppo i nostri vini chiusi in bottiglia, il parmigiano sulle scalere, i salumi appesi al chiodo non sanno e non possono fare.
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Parma ?libiamo ne?lieti calici?
Mancano poche ore e poi…… “sens of vine” la manifestazione clou di Luca Maroni entra in scena al teatro Regio di Parma per poi proseguire al Palazzo del Governatore, Un brindisi lungo tre giorni in scena dal 15 al 17 marzo nel cuore della città.
Sens of wine è la grande vetrina enogastronomica di livello nazionale, che da Roma per la prima volta fa tappa anche al Nord, a Parma, prendendo il nome per l’occasione Sens of wine Emilia Romagna, I migliori vini e cibi della nostra regione in assaggio.
Fra le grandi firme di Parma come Barilla e Cibus e Parma Calcio, Luca Maroni ha voluto anche la “Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma” che sarà presente con un proprio stand.
Nello spazio della “strada” oltre a raccogliere informazioni sul territorio ad appropriarsi delle cartoguide, sarà possibile degustare i must del territorio -Parmigiano Reggiano con marmellata di pomodoro verde, mousse di prosciutto di Parma e salame Felino- il tutto preparato nelle cucine dell’agriturismo Ciato.
Tre giorni in cui Parma e il suo territorio si mettono in mostra per confermare se mai c’è ne fosse bisogno che anche il vino incomincia a volere la sua parte.
E come dice Pertusi, tenore di queste terre qui tutto è cultura, anche la musica e il cibo di cui il vino e parte essenziale celebrato anche nelle opere da diversi maestri come il Verdi Giuseppe.
…….. e allora si brindi….. libiamo ne’lieti calici.
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Ciato: se vieni a Parma, passa di qui!
Spesso ti ho parlato della mia città della sua storia, dell’arte e della cultura che parte dall’inizio dei tempi, ma se vuoi scoprire anche la sua enogastronomia passa di qui.
Ti parlerò del salame di Felino: il connubio Parma maiale risale all’età del bronzo, come documentano i frammenti ossei rinvenuti tra i reperti terramaricoli di Monte Leoni, sulle colline di Barbiano di Felino.
Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, condottiero al soldo del duca di Milano che qui aveva una delle sue basi operative, ordinò che gli si procurassero ‘porchos viginti a carnibus pro sallamine’. Nel parmense, viste le condizioni pedoclimatiche si capì ben presto che anche con poco sale si potevano conservare le carni ed anche prosciugare, si sviluppò una tecnologia che permise la produzione del salame anche con una quantità limitata di sale e del “parsut” di cui parleremo più avanti. La preparazione dei salumi favorì anche lo sviluppo dell’allevamento suino in loco: il numero dei maiali presenti aumentò costantemente nei secoli, tanto che nella seconda metà del Settecento a Felino vi erano quasi tanti abitanti quanti maiali. E non a caso agli abitanti di Felino si usa dire nel nostro idioma “a te propria un salam” e cosi lo decantava anche il ministro del Ducato di Parma e Piacenza, Léon Guillaume du Tillot, “sono un marchese di un paese di salciccioni”. Il prosciutto di Parma dal latino perexsuctum, letteralmente asciugato) è un prodotto buono, sano e genuino. Gli unici ingredienti sono la coscia di suino italiano e un pizzico di sale. Da sempre, non si utilizzano né conservanti, né additivi e il risultato è un prodotto gustoso e completamente naturale. A questi due soli ingredienti sono da aggiungere l’abilità dei maestri salatori e l’aria asciutta e delicata delle profumate colline parmensi della zona tipica di produzione. L’unicità di questo territorio, un’area estremamente limitata, è proprio quella di avere delle condizioni climatiche ideali per la stagionatura naturale che darà quell’inconfondibile dolcezza e gusto al Prosciutto di Parma la cui storia si perde nella notte dei tempi, esclusiva specialità dei lardaroli Parmensi, affonda le sue radici all'epoca romana.
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Agriturismo Ciato: a due passi da una pietra curiosa.
Fra le cose più curiose, insolite, originali e uniche del nostro Appennino c’è Pietra Bismantova, alta 1041 metri s.l.m., situata nel comune di Castelnovo ne' Monti, paese che sorge alle sue falde, in provincia di Reggio Emilia. Si presenta come uno stretto altopiano dalle pareti scoscese, lunga 1 km, larga 240 metri e alta 300 metri rispetto alla pianura circostante che si staglia isolato tra le montagne appenniniche. La zona è classificata come sito di interesse comunitario della Rete Natura 2000, ed è in parte compresa nel territorio del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Sulle origini del toponimo Bismantova sono state avanzate diverse ipotesi. L'etimologia potrebbe essere collegata al ruolo di montagna sacra che la Pietra avrebbe avuto nell'antichità. Un'ipotesi si rifà all'etrusco man (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici). Altri propongono un'origine celtica, da vis (vischio), men (luna) e tua, che rimanderebbe alla raccolta notturna di vischio tra i querceti della zona, espressione di un antico culto lunare. Vismentua sarebbe variata prima in Bismentua e poi Bismantua. Nel V secolo d.C. i Bizantini edificarono sulla montagna una struttura militare, nota come Kastròn Bismanto o Castrum Bismantum. Il castello Bismantum è menzionato in un diario di viaggio del 628. In un documento del 1062 è citata per la prima volta la Petra de Bismanto. La prima menzione scritta di Bismantova compare nella Divina Commedia di Dante Alighieri (Inferno canto IV, 25-30). – Vassi in Sanleo e discenden in Noli, montansi su in Bismatova e’n lacmen con esso i pié, ma qui convien ch’am voli….)-
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Ho scelto l?agriturismo Ciato di Parma perch?.
L’agriturismo Ciato non viene scelto solo perché è la porta del percorso enogastronomico “Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma” ma anche perché al centro di un territorio delle vicende storiche del Ducato di Parma e Piacenza. Dalle signorie rinascimentali al dominio dei Farnese e dei Borbone, casate nobiliari che governavano il Ducato lasciando un eredità artistica e monumentale inestimabile. Ciato e prossima ai monumenti cittadini ai castelli medioevali, alle ville ottocentesche, ai cicli degli affreschi, alle collezioni di arte contemporanea e moderna; un articolato percorso culturale ed enogastronomico che abbina arte e gusto, un esperienza di sicuro interesse per un fine settimana diverso, articolato, abbinato ad un riservato soggiorno.
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Vince la campagna
Sempre più richiesta, come emerge dal rapporto CENSIS presentato alla BIT di Milano, la vacanza in campagna. Sembra l’unico settore a non risentire della crisi. Ma a fare da traino non è ne il vino ne la gastronomia. Questi i dati del rapporto; la qualità dell’ambiente è il primo fattore ( 23%) seguito da arte e cultura. Le strade dei sapori creano un giro di affari che nonostante abbia un costante aumento ha ancora secondo gli osservatori un grande margine di crescita. Le mete, evidenzia sempre il rapporto presentato da città del vino vengono scelte sul web per circa l’89% e dal 77% dal passaparola, mentre la promozione delle strade incide per un 25%.
Molto quindi rimane da fare sia sulla promozione singola che congiunta in quanto spesso anche sul web diventa non semplice costruirsi un itinerario certo e garantito e questo va a scapito spesso della permanenza sul territorio e delle sue imprese. A sorpresa troviamo fra le prime mete preferite Cuneo, Verona e Siena. Un’analisi che lascia ampi spazi di manovra, sia per il pubblico che per il privato, dove una sinergia meno miope potrebbe portare ad una conquista maggiore di attori, dal momento che il fenomeno non è più alla sola attenzione degli specialisti ma ad una platea più mondaiola e godereccia che al di fuori dai grandi circuiti può trovare ancora la giusta proporzione qualità prezzo.
Dire che questa è sempre stata la filosofia dell’agriturismo Ciato non è sufficiente, da anni è la nostra pratica; suggerire a chi visita il nostro sito e a chi ne fa richiesta e soggiorna da noi, la possibilità di apprezzare a pieno il territorio e le sue potenzialità, anche dei nostri “concorrenti” che altro non sono che un arricchimento dell’intero territorio. Solo una messa in rete coordinata anche delle feste più sciocche, di una balera temporanea è di aiuto, l’importante è creare delle opportunità, sarà poi il navigatore a scegliere, mentre rimane dispendiosa e controproducente una babele in cui si debba navigare.
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S, Valentino: due cuori un castello
Gli stranieri arrivano a frotte , ma non è detto che tutti gli italiani lo conoscano. Per S. Valentino è sicuramente una delle mete ideali, se non altro per la storia amorosa che cela fra il Conte e la sua amata Bianca, per i racconti che ancora vivono fra le formelle dorate della camera d’oro e le quattro torri merlate che padroneggiano la valle. San Valentino a Torrechiara è un’iniziativa in collaborazione con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza, la Strada del Prosciutto e dei vini dei colli di Parma e le guide di Torrechiara.
Tre giorni per assaporare il castello e il territorio e per notti di intimità sotto lo sguardo del maniero presso l’agriturismo Ciato. Programma:
Giovedì 14 Febbraio 2013
Un biglietto per Due
Dalle 9 alle 18 lasciatevi conquistare dalle raffinate atmosfere di una delle più celebrate storie d’amore del Rinascimento.
Sabato 16 Febbraio
Dopo la visita, la Cantina del Borgo vi aspetta per offrirvi un aperitivo vino dei colli .
Domenica 17 Febbraio
Dalle 10 alle 17 visita in Castello
Alle ore 10,30 percorso guidato
“Due Cuori e un Castello”
Esperte guide e il coro diretto dal maestro Alessandra Vavasori, evocheranno con dolci melodie d’epoca il raffinato ambiente della corte di Bianca e Pier Maria.
Terminata la visita la Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma offre un brindisi augurale accompagnato da squisito formaggio Parmigiano-Reggiano.
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Parma
Sicuramente famosi i personaggi che hanno calpestato i borghi di questa città. Benedetto Antelami (XII secolo, architetto e scultore; si rivela a pieno nel Battistero da lui progettato in forma di ottagono con un alternarsi di grandi portali di memoria gotica francese). Salimbene de Adam da Parma; (cronista medioevale, monaco, accreditato presso Papa Innocenzo IV e l’imperatore Federico II). Bernardo di Rolando Rossi (figura emblematica nella Parma duecentesca). Gian Battista Aleotti (architetto, ingegnere ed idraulico, a lui si deve il teatro Farnese della Pilotta) e appunto la dinastia dei Farnese, dei Borbone, i Sanvitale, il Parmigianino, il Correggio, il Verdi, il Toscanini, la duchessa Maria Luigia d’Austria, solo per citarne alcuni; ma la prima attrice è Lei, Parma, con la sua storia antica, il suo dialetto, i suoi antichi cantari, il suo humus oltretorrentino che, nonostante i cambiamenti socio culturali, è rimasto ancora ostinatamente aggrappato ai muri delle vecchie case dei borghi.
Dove i veri parmigiani rimangono uomini, donne e ragazzi che si raccontano di una vita semplice e genuina, dove ancora le «rezdore» sono intente a fare la «fojäda», uomini alla presa con infuocate briscole, dove si brinda alla sorte e alla fortuna con quella tensione emotiva tutta parmigiana di come quando sui ponti si aspettava la “Pärma voladora”. Parma rimane ancora, per chi ha orecchio, naso ed occhio, in parte da scoprire. Strada facendo l’agriturismo Ciato cercherà di aiutarvi.
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Val Parma
Fuori dalle più famose rotte dei tour operator, meno famosa delle mete più blasonate e più cliccate del web, ma forse, proprio per questo, ancora più affascinante, sembra fatta per chi vuole concedersi una vacanza fuori dagli schemi abituali e conoscere qualcosa di unico. Ideale per chi ama la natura, con un'atmosfera rilassata e un centro, Parma, con vicoli pittoreschi già calpestati dal Verdi, dal Toscanini, Mazzola, Correggio e dalla duchessa Maria Luigia d’Austria; solo per citarne alcuni. La val Parma, la valle del prosciutto dolce di Parma, del parmigiano e del tuber uncinatum (tartufo di Fragno), degli intrepidi ciclisti che dalle piste ciclabili partono per scalare l’Appennino; vivace, tutta da godere ed assaggiare. Chi prenota all’agriturismo Ciato apre le finestre su una storia d’amore: del Pier Maria Rossi e dell’amata Bianca Pellegrini d’Arluno che felici vissero nel maniero che guarda a Ciato. Romantica atmosfera vintage nelle camere o nella suite che si colloca nei rustici dell’antica corte settecentesca padana, vedi anteprima che dista pochissimi passi dall’abbazia Madonna della Neve
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Profumi di Parma.
Dire che a Parma hanno naso non è un offesa e a Parma il naso si usa tantissimo, molti e variegati sono i profumi di questa terra profumo per antonomasia e certamente il più noto è quello voluto dalla Duchessa Maria Luigia d’Austria moglie di Napoleone; la “Violetta di Parma”.
La sovrana austriaca che seppe conquistare l'amore e la fiducia dei suoi sudditi governando per un lungo periodo in pace e prosperità amava circondarsi di questo fiore, diventato da allora il simbolo della città, quasi oggetto di culto.
Così scriveva nel 1815 dal castello di Schonbrunn alla sua dama d'onore a Parigi: "Vi prego di farmi tenere qualche pianta di Violetta di Parma con la istruzione scritta per piantarle e farle fiorire; io spero che esse germoglieranno bene, poiché io divengo una studiosa di botanica, e sarò contenta di coltivare ancora questo leggiadro piccolo fiore..."
Maria Luigia amò la viola anche come simbolo e come colore: in alcune lettere una viola dipinta sostituisce la sua firma, e viola volle che fossero le divise dei suoi valletti, gli abiti dei cortigiani, i propri mantelli.
A Maria Luigia ed al suo amore per questo fiore si deve l'esistenza del profumo "Violetta di Parma": fu lei ad incoraggiare e a sostenere le ricerche dei frati del Convento dell'Annunciata,che, dopo un lungo e paziente lavoro, riuscirono ad ottenere dalla violetta e dalle sue foglie un'essenza del tutto uguale a quella del fiore.
I primi flaconi di Violetta di Parma, prodotti grazie alla abilità alchemica dei frati erano unicamente destinati all'uso personale della Duchessa Maria Luigia.
Fu da questi stessi frati che verso il 1870 Ludovico Borsari ebbe la formula segreta, sempre gelosamente custodita, per la preparazione di quel profumo ed ebbe per primo la coraggiosa idea di farne una produzione da offrire ad un pubblico più vasto.
Nel 1916, in una piccolo laboratorio di essenze nell'antico cuore di Parma sgorga la prima, vera Colonia italiana, che esprime una nuova sensibilità. A colpire è la purezza della fragranza che nasce da ingredienti esclusivamente naturali. Una composizione ancora oggi immutata, Acqua di Parma acquisisce sempre maggiore popolarità. Nel 1993 Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Paolo Borgomanero investono nel marchio, uniti dal desiderio di salvaguardare un'antica tradizione italiana. L' ascesa è rapida: dopo l'inaugurazione nel 1998 della prima boutique Acqua di Parma in via del Gesù a Milano, accanto ai nomi più noti dell'alta moda e del prêt-à-porter, vengono aperti numerosi corner negli store più esclusivi di tutto il mondo.
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Terra di diversit?: una serie di motivi per visitare Parma e le sue colline.
Bello far propria la sagoma del torrente Parma e osservare come le sue curve si fanno sempre meno pronunciate digradando verso la pedemontana parmense. Sentite l'odore di tradizione che emana da ogni casolare, ammirare i colori che insistono sui tralci dei vigneti e nei coltivi che si modificano al cambiare delle stagioni. Da non perdere la varia gastronomia a base di insaccati di carni squisite e saporite verdure dell’orto, accompagnate dai vini che magicamente fanno propri gli umori armoniosi delle terre che un tempo furono testimoni della storia amorosa del Pier Maria Rossi, signore di queste terre con l’amata Bianca Pellegrini da Arluno. Diverse le stagioni come le motivazioni di un soggiorno; la Val Parma perpetra una tradizione culinaria che si nutre dei prodotti provenienti dal suo variegato paesaggio e fanno dei pasti un evento sociale. Il rosso dei colli, il lambrusco, la malvasia nelle sue diverse declinazioni: dolce amabile e secca, il salame felino, la coppa e la pancetta, il dolce prosciutto di Parma, il parmigiano reggiano, le confetture aziendali le delizie dell’orto e i dolci casalinghi vi attendono a Ciato, l’agriturismo ospitato in un azienda agricola tutt’ora attiva, dalla classica corte a U tipica dell’Emilia settecentesca che guarda a sud, al maestoso maniero di Torrechiara e alle cime dell’Appennino tosco emiliano ora innevate ora culla di essenze, profumi e irripetibili scenari, lasciando a nord le Alpi di cui nella bella stagione si scorge il monte Baldo accarezzato dal Lago di Garda e la catena delle Alpi orientali.
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Conoscere Parma: Vigilia del Santo Natale in pedemontana parmense.
Molte le tradizioni della misteriosa, arcana e magica notte che precede il Natale.
Diverse di origine celtica, come l’immancabile soc (grosso ceppo di legno) ad ardere per tutta la notte nel camino, per riscaldare le anime degli angeli e dei propri morti che durante la notte, quando, finiti i culti, la famiglia si ritirava e la resdora regina e padrona della cucina lasciava imbandita la tavola, potessero entrare indisturbate e rifocillarsi e benedire quanto era rimasto.
Il pasto della vigilia era sobrio, rigorosamente a base di piatti poveri, un po’ di reginelle (pasta asciutta) magari ricavata dagli avanzi della pasta per gli anolini (galegiant) nel nostro idioma, piatto forte del giorno dopo, condita con funghi porcini secchi rinvenuti in acqua e una sporcatina di pomodoro concentrato, un toc ed marluz frit, il baccalà conservato sotto sale, pesce del Baltico, un poco di insalata bianca, bianca perché conservata al buio in cantina su un cumolo di sabbia e per i più ambienti du pes putana (due piccole engraulis encrasicolus) conservate in salamoia.
Ma più che il desco era il camino all’attenzione della famiglia, che mentre recitava il rosario osservava la fiamma, dal suo colore o dal tiraggio a seconda di come aspirava il vento che poteva anche muovere leggermente la cenere i vecchi facevano le previsioni dell’anno. Il ceppo rigorosamente di legno duro, perché durasse fino al mattino, per chi poteva era di ginepro (znévor), pianta cara ai Celti per le sue molteplici proprietà, si riteneva infatti che avesse la proprietà di cacciare gli spiriti, di portare quindi fortuna oltre che profumare con la sua essenza resinosa. Il ginepro pianta venerata nel periodo dell’avvento era qui da noi pianta natalizia a tutti gli effetti, sostituiva anche il pino e l’abete come albero di Natale, le sue bacche poi erano ben conosciute dalle nostre massaie, servivano per preparare ottimi arrosti in mistura con altre essenze, oltre al famoso gineprino, infuso altamente digestivo; e cinque sei grani per bottiglia li usava anche al rezdor per aromatizzare il suo distillato di vinaccia.
Ma l’attinenza camino ginepro non finisce qui, dal legno del ginepro si ricavavano altri utensili come al polintén cucchiaio dal lungo manico che serviva per girare la polenta nel paiolo e si dice che proprio grazie alle sue virtù aromatiche conferisse un particolare aroma.
Parma vecchia e la sua cultura, che oramai sopravvive solo su pagine ingiallite e nella memoria di pochi.
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Parma: dentro alla cucina dell?agriturismo Ciato
Un controsenso, ieri 07/12/2012 mentre cadeva la prima neve per chi era in cucina si entrava nel periodo più caldo dell’anno, la preparazione alla tavola di Natale. Manca talmente poco che le nostre rezdore hanno già dato il fuoco a forni e fornelli. Per questo o deciso di accompagnarvi in un viaggio particolare, un viaggi all’interno della cucina di casa mia che poco si discosta dal resto delle cucine della vecchia Parma, quella autentica fatta come si recita nel nostro idioma di pramzan dal sas.
Le nostre massaie passano intere giornate nella preparazione di piatti unici, spesso realizzati solo per questa ricorrenza, piatti e cibi diversi dal solito, ma che rendono ancora più colorata e golosa la tavola natalizia. Di ricette deliziose ed accattivanti ce ne sono tante che solo in un libro si potrebbero raccontare, ma il mio intento è quello di accompagnarvi fra i fornelli di questa settimana dove si preparano gli ingredienti principali per la preparazione di due fondamentali, per un primo piatto e per un dolce, fondamentali che giustamente vanno preparati prima perché devono bene amalgamarsi ed integrarsi e che vanno fatti se nella stessa cucina in giorni diversi affinché l’aroma dell’uno non contamini l’altro.
Partiamo dal dolce natalizio tipico che ha Parma non è il panettone ma la spongata. Ed ecco allora Laura intenta a preparare il ripieno, la parte essenziale che dopo il meritato riposo sarà avvolta nella pasta frolla. Gli ingredienti: miele mille fiori, cognac, gerigli di noci pelati, mandorle, nocciole, pinoli, canditi misti, uva sultanina, pane abbrustolito, vino bianco secco, cannella in polvere, noce moscata grattugiata e chiodi di garofano.
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Parma: riflessioni di un agriturista
Quando si pensa al turismo, inevitabilmente viene alla mente la parola "viaggio", per cui si può associare il termine "turismo" al termine "viaggio". In un contesto del genere, si può definire il turismo come qualcosa che è nato con la formazione dei primi agglomerati, perché il viaggio nasce dall'esigenza di comunicare tra un centro e l'altro. In molti guardano al turismo dal punto di vista statistico, economico, storico o psicologico, trattando quindi soltanto un aspetto di questo fenomeno che invece spazia dall’economia alla cultura, dalla religione allo sport, dal commercio alla medicina alla voglia della scoperta enogastronomica. Si rimane quindi perplessi quando i nostri amministratori al commercio, alla cultura ragionano più nell’ottica di eventi che spesso hanno una più marcata connotazione di giusta aggregazione della comunità locale senza azzardare una più lungimirante azione turistica dell’evento.
Molteplici ed ammirevoli sono le iniziative che si svolgono a livello locale, anche con considerevole sforzo economico, ma che non analizzano le eventuali e possibili ricadute che l’evento potrebbe avere se fosse visto anche con un occhio di attenzione al viaggio.
Creato l’evento, anche se interessante e di grande appetibilità non è detto che automaticamente abbia una ricaduta conveniente sul territorio e sulle sue attività economico commerciali, bisogna essere capaci di trasferire il messaggio da una persona ad un’altra.
Comunicare significa farsi comprendere. E la cosa non è mai scontata. Per poter comunicare bisogna senza dubbio sapersi esprimere ma perché una comunicazione si realizzi occorre:
- conoscere il mittente;
- conoscere cosa vuole comunicare;
- conoscere il destinatario;
- usare appropriati veicoli di trasmissione;
- saper suscitare interesse;
-. informare esaurientemente;
- ascoltare e valutare le reazioni del destinatario;
- migliorare, se necessario, il contenuto dell’informazione trasmessa, usando differenti e più efficaci mezzi di comunicazione se necessario;
- suscitare interesse con altri stimoli;
- riascoltare e valutare di nuovo le reazioni del destinatario.
Per tutte queste considerazioni dobbiamo ricordare sempre che il destinatario del nostro messaggio è qualcuno al quale non interessa instaurare un colloquio con noi, a meno che non siamo noi a stimolarlo e ad interessarlo con appelli allettanti.
Considerato in continuo aumento il turismo internazionale viene da chiedersi come mai l’Italia Paese unico al mondo per le sue molteplici potenzialità turistiche sia in affanno.
Forse la risposta è da ricercare proprio nella mancanza o scoordinata comunicazione dovuta non tanto alla non capacità di trasmettere, ma piuttosto ad interessi particolari che mettono più in contesa che in rete.
Italia Paese da milioni di grandi eventi autoreferenziali!
Sarebbe più interessante che gli assessorati preposti, che gli addetti ai beni culturali e ambientali fossero più propensi a rendere accessibili e fruibili e adeguatamente valorizzato un patrimonio che avi e storia ci hanno lasciato in eredità.
Schianchi Mario
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Agriturismi Parma: i nostri vini.
Se è vero come si evidenzia nel rapporto sul turismo che i viaggi e le mete preferite sono sempre più agresti, vi bastano due giorni per andare alla scoperta dei nostri vini intorno al castello di Torrechiara, terra della dolce malvasia di Candia dove viticultori appassionati possono accompagnarvi in suggestive degustazioni. Non siamo sicuramente tra le zone vitivinicole più blasonate d’Italia, ma vini dai profumi inconfondibili e da sapori coinvolgenti che bene si abbinano agli altri must del territorio valgono la pena di un fine settimana per conoscere un territorio che oltre ai prodotti di fama internazione come il formaggio parmigiano o i suoi salumi offre paesaggi unici.
Ogni periodo è buono anche se la tavolozza di colori autunnali da un tocco molto particolare anche alla storia di questa quattrocentesca contrada che dall’alto guarda ad altre testimonianze storiche e culturali che hanno segnato il tempo nel territorio di riferimento.
Un territorio appetibile per tutti i gusti, per chi ama far trekking, passeggiare in bici, per chi ama affogarsi nella cultura nell’arte, per chi ama riposare o leggersi un libro, consapevole che anche le pause dettate dalle esigenze corporali possono diventare giocose e piacevoli per ritrovare armonia famigliare in fuga dallo stress e dalla routine, lontani dalla quotidianità.
Si consiglia per il vostro soggiorno l’agriturismo Ciato (facilmente raggiungibile sia dalle uscite dell’autostrada che da stazione ed aeroporto anche con mezzi pubblici) dove personale che ha fatto della storia del territorio la sua storia vi fornirà tutte le informazioni per un piacevole girovagare fra le realtà più significative del luogo.
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Parma: una perla nera
E' un andamento anomalo quello stagionale sul nostro territorio.
Siamo come temperatura al di sopra della media stagionale e ad oggi la neve non ha fatto ancora la sua comparsa.
Già, la neve, una coperta bianca che solitamente in questo periodo ricopre tutta la nostra pianura, riparando dal freddo i chccolini di grano, già, quella neve, gioco e goia dei bambini, che mi riporta a quando piccolo mi arrossavo le guance e le mani, ho quando adulto, costruivo con mia figlia Sara i pupazzi di neve o gli igloo. Oggi non c'è, ma mi sovviene alla mente quando bianca e candida, cosa oggi rara anche quando scende, la friggevamo sulla stufa economica con un poco di zucchero ho più realmente ci facevamo delle ottime granatine. non già con gli sciroppi della drogheria, ma con una perla nera che nonna custodiva in cantina.
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Il MAIALE In CARTATO ex-libris e racconti
E’ con immenso piacere che voglio ricordare la presentazione di un libro che per presentarsi terra migliore non poteva trovare se non qui sulla pedemontana parmense, Felino.
I complimenti vanno sicuramente all’autore Gian Carlo Torre presente alla serata e all’assessore alla cultura del comune, Laccabue Fabrizio.
Essendo stato gentilmente invitato alla tavola rotonda di presentazione, deficitario di molte nozioni sulla storia del maiale dei suoi aneddoti riportati in modo scrupoloso su un libro che libro non è, cosa che posso affermare oggi che né ho presa visione, visione che consiglio a chi almeno una volta e quindi a tutti, non ha avuto attinenza con il porco o suoi derivati, sono andato volutamente fuori tema per esprimere un pensiero tutto mio che da quando mi interesso di turismo è quasi un ossessione.
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Agriturismo Ciato; conoscere Parma
E’ arrivato novembre gli agricoltori più previdenti hanno già messo a dimora, aglio cipolle precoci e pisello. In cantina si da spazio al vino novello, arrivano i primi freddi e davanti allo scopiettar del ceppo non ve nulla di meglio di quattro castagne saltate in padella accompagnate da una “foietà ed vén nov” che nel classico idioma parmigiano significa un quartino di vino novello… e prendersi qualche minuto per scoprire da dove veniamo.
Fra i triumviri parmensi spicca Marco Emilio Lepido. Membro di una delle massime casate senatorie, due volte console, fondatore di Reggio (donde Regium Lepidi), fondatore sul versante tirrenico dell'Appennino del porto di Luni, questo politico di razza fu il grande colonizzatore della Padania emiliana. Lepido, infatti, oltre a creare quattro città (Parma, Modena, Reggio, Luni), costruì anche la Via Emilia che nei secoli avrebbe rappresentato l'asse viario fondamentale e la Parma-Luni congiungente la pianura al mare. Sempre Lepido presiedette la commissione decemvirale del 173 che distribuì altre terre a migliaia di cittadini romani e alleati nei territori fra Modena e Fidenza.
Indubbiamente Marco Emilio Lepido può essere considerato il vero fondatore di Parma.
Antecedente all’insediamento romano probabilmente a monte dell’attuale pedemontana vi erano i liguri e gli etruschi anche se recenti scavi segnalano la presenza di insediamenti del paleolitico inferiore. Leggendo qua e la viene quasi da ridere nel pensare al teleriscaldamento che si vuole oggi mettere in essere in quanto si legge: “Nel 45 Ottaviano Augusto, primo imperatore dei Romani, la ricostruì poco più a ovest verso il torrente riaggregando al suo interno anche le zone, meno abbienti, edificate in epoca repubblicana attribuendole il titolo (e il grado municipale) Colonia Julia - Augusta Parmensis. La riedificazione ripropose il Foro quale centro urbano, corrispondente, in larga parte, all'attuale Piazza Garibaldi ancor oggi cuore della città. Il reticolo di strade che delimitava gli isolati di quell'epoca è tuttora chiaramente visibile. Per questioni di salubrità, la città si espanse in particolare verso sud mentre la massima espansione verso nord corrispondeva alla fine dell'attuale strada Cavour. Vennero inoltre edificati, a sud il teatro (ubicato vicino a barriera Farini, di fronte alla Chiesa S. Uldarico) e ad est l'anfiteatro (area tra Convitto Maria Luigia, palazzo Marchi), le terme (palazzo dell’Università), la basilica fuori dalle mura (piazza Duomo) a dimostrazione dell'elevato raggiungimento di ricchezza e prestigio ottenuto dalla città. Oltre all'acquedotto, la città fu dotata di una rete idrica sotterranea e le abitazioni riscaldate con tubi sotto i pavimenti in cui scorreva acqua calda.”
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Viaggio in un agriturismo di Parma.
Avete poco tempo per concedervi un viaggio? O durante i vostri soggiorni amate organizzare delle piccole gite per esplorare i dintorni? Scegliendo l’agriturismo Ciato a Parma è possibile, anche solo per un paio di giorni senza perdere le bellezze più importanti del luogo.
Parma, un vero gioiello, piccola ma incredibilmente affascinante. Le sue atmosfere eleganti e vivaci modernità e antico sanno convivere e vi sapranno incantare. E poi potrete gustare un ottima enogastronomia. Tanta storia, ed ancora chiese monumenti, teatri, musei e il giardino del Ducato. Un avventura alla scoperta della storia e delle bellezze dei luoghi da vivere anche in bicicletta, che potete noleggiare anche in loco http://www.infomobility.pr.it/index.php?id=96&page=default&lang=it&sezione=elenco_giallo_block.
Se invece volete rimanere sulle colline, non c’è che il problema della scelta o affogarvi fra i must di questo territorio: formaggio, salumi e vino o deliziarvi visitando le dimore dei Rossi “castelli del Ducato”. Ciato è a Panocchia nella prima periferia di Parma; paese in cui all’inizio del secolo diverse ciminiere per la trasformazione del pomodoro, come recitava la gazzetta locale si: “fabricavan milioni di lire”.
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Assemblea annuale della "Strada Del Prosciutto" il discorso che terr? questa sera.
Questo nostro incontro ha un importanza che supera tutti i precedenti e che mi induce a sentire e vivere insieme a voi e per voi e agli operatori di questo nostro territorio, la volontà di riscatto, di ripresa, di rinnovamento e di ricostruzione per salvaguardare un patrimonio creato dalle passate generazioni e di migliorarlo per le future.
E’ vero, la crisi che stiamo vivendo porta tristezza, sconforto, risentimenti, avversioni e divisioni, ma non è solo questione di crisi, spesso e mancanza di intenti e di volontà.
Tutto ciò può portare a decisioni affrettate e disperate o quantomeno avventate.
Ma la storia ci insegna che questa terra non si rassegna facilmente e se qualcuno pensa di farci perdere la nostra identità per questioni di copertina ha sbagliato e sbaglia, perché noi siamo inscindibili dalle nostre aziende, dalle nostre botteghe, dalle nostre attività e nessuno può pensare di distaccarci dall’animo anche se sopito dei nostri mestieri, e se chi opera non ha nell’animo l’alito del territorio è corpo estraneo.
La nostra non è una campagna di poltrone, ma una battaglia di identità, si, identità di un territorio che abbiamo l’obbligo di salvaguardare e soprattutto di promuovere al di la e al di sopra di ogni ideologia, perche è un territorio che non ha eguali né in patria né nel mondo.
Sono dodici anni che siamo assieme e quando ci è stato permesso, quando ci hanno consentito di occupare quegli spazi che oggi per voi mi sento di rivendicare la “strada” ha avuto e portato i meritati riscontri, non ebbe difficoltà il censis a classificarci terzi su 156 strade riconosciute a livello nazionale, non ebbero difficoltà le città del vino a riconoscere la nostra segreteria una delle più efficienti a livello nazionale.
Per me presidente era in quegli anni impossibile partecipare a tutti i convegni e congressi in cui venivamo richiesti, fummo motivo di studio per la Bocconi di Milano e per l’estero e per alcuni lo siamo ancora.
Non è tempo di apologie né di voltarsi indietro ma di guardare all’avvenire.
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Ciato, Parma; ritornano gli svedesi.
Nei giorni scorsi ha fatto tappa all’agriturismo Ciato di Parma una nuova delegazione lappone, Svezia del Nord, per approfondire e studiare la promozione territoriale.
La delegazione dopo una breve visita alla città si è recata nel borgo del castello di Torrechiara per far visita all’Antica Cantina del Borgo, per carpire i segreti della vinificazione tradizionale e per acquistare quel tanto di nettare di Bacco possibile da portare in patria. Dopo un brindisi conviviale tutti a Ciato per un focus sulla promozione, al mattino successivo al Fabiola per vedere la lavorazione del Parmigiano. Ma perché gli svedesi si sono innamorati così di Ciato.
A prescindere dal loro dire……. e continuo diffondere in patria la voce che io sia un personaggio, credo lo si debba all’Italia; Paese della qualità e dei cibi buoni, genuini, belli e variegati; come lo sono i monumenti, il suo territorio, il clima, le sue molteplici coltivazioni, la storia, le tradizioni e a volte forse sì, anche le sue risorse umane.
Un mix non riproducibile su questo pianeta.
Eppure se andiamo a leggere i dati agroalimentari e turistici stiamo perdendo terreno.
L’export italiano food e wine è al 19%, mentre sale al 27% per la Germania e al 25% per la Francia. C’è da interrogarsi!
Se da un lato i medi e piccoli produttori continuano a sfornare “must” di indiscussa qualità, i nostri grandi centri di distribuzione continuano a litigarsi aree del nostro territorio mentre McDonald, Starbucks, Lidl e Correfour invadono l’Europa.
Forse a noi basterebbe poco per migliorare la situazione, magari andando a recuperare una percentuale del falso mede in Italy.
Ma non può essere compito dei piccoli e medi produttori, e già sufficiente che loro incentivino il turismo enogastronomico e promuovano il prodotto come fanno i soci delle 156 “strade dei vini e sapori”; la commercializzazione del prodotto spetta ad altri che straparlano di sinergie ma hanno le reti bucate.
Un esempio c’è vicino a noi: Il Trentino Cooperativo e il MKT Territoriale che sta mettendo in essere la Valle d’Aosta. Ma l’Italia in generale sembra incapace anche di copiare.
Già….. sono valli lontane!
Schianchi Mario
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