Luned� 26 Novembre 2012
E’ con immenso piacere che voglio ricordare la presentazione di un libro che per presentarsi terra migliore non poteva trovare se non qui sulla pedemontana parmense, Felino.
I complimenti vanno sicuramente all’autore Gian Carlo Torre presente alla serata e all’assessore alla cultura del comune, Laccabue Fabrizio.
Essendo stato gentilmente invitato alla tavola rotonda di presentazione, deficitario di molte nozioni sulla storia del maiale dei suoi aneddoti riportati in modo scrupoloso su un libro che libro non è, cosa che posso affermare oggi che né ho presa visione, visione che consiglio a chi almeno una volta e quindi a tutti, non ha avuto attinenza con il porco o suoi derivati, sono andato volutamente fuori tema per esprimere un pensiero tutto mio che da quando mi interesso di turismo è quasi un ossessione.
“Le motivazioni che mi vedono qui questa sera sono molteplici, non avrei potuto declinare l’invito di Fabrzio, poi parlare del maiale in un certo qual modo essendo stato per anni gran caudatario della congrega del buon salame mi compete. E’ anche mio dovere promuovere e magnificare un prodotto che le sue origine secondo ricerche di Alda Tacca, ricercatrice di Parma ma donna del mondo si perdono nella notte dei tempi, del primo salame si parla nel V secolo a.c. in Grecia, in Italia sono più di ottanta le tipologie di insaccato assimilabili al salame che si differenziano per percentuale di grasso, macinatura, condimento e stagionatura, e qui a Felino trova giusta dimora l’attuale tipologia “salame di Felino” che gli viene conferita nel 1927 dagli Uffici e Consigli provinciali, attuale CCIAA dopo due anni dal conferimento a Mussolini della cittadinanza onoraria di Felino.
Ma la parte storica questa sera compete ad altri, io vorrei soffermarmi sulla iniziativa di Fabrizio, che con pochi mezzi cerca e ci riesce bene, fare cultura.
La cultura è uno di quei giacimenti di petrolio che l’Italia spesso dimentica di avere a dirlo non sono solo io ma è il serio monito lanciato da un rapporto preparato per conto della Commissione Europea, proprio l’Italia che attira milioni di persone da tutto il mondo per il suo straordinario patrimonio artistico-culturale, rischia che proprio quella identità che il mondo ci riconosce vada perduta, perché non sappiamo valorizzarla.
Sono ormai anni che mi interesso di turismo nei suoi diversi aspetti e segmenti e posso sostenere tranquillamente che i cattivi risultati sono frutto di un sistema profondamente guasto.
Grosso modo un italiano su due in sostanza non è interessato alla cultura, e in particolare alla sua produzione, conservazione e sostegno.
E poi c’è, la politica che ha occupato in modo pernicioso il comparto.
Il principale ostacolo a una svolta è la tendenza della dirigenza politica italiana a usare la cultura come una misura anticiclica e come ammortizzatore sociale, o come aree protette per la creazione di rendite di posizione, costituendo sacche di privilegi ed inefficienza nei settori culturali e turistico.
Il turismo enogastronomico è dimostrato che se ben progettato e gestito, può diventare una vera risorsa per l’economia e il maiale fa parte del paniere enogastronomico del nostro territorio, un territorio che per le sue molteplici sfaccettature non ha eguali ne in patria e nel mondo.
La nostra, quella della strada, non è una campagna di poltrone, ma una battaglia di identità, si, identità di un territorio che abbiamo l’obbligo di salvaguardare e soprattutto di promuovere al di la e al di sopra di ogni ideologia, non è nostro perché lo hanno plasmato con la loro caparbietà e tenacia, con il loro lavoro e con la loro fantasia i nostri antenati, a noi spetta il compito almeno di preservarlo se non migliorarlo per le future generazioni e questo libro né è testimone, ci può aiutare a riflettere anche su questi aspetti.
Oggi manca la voglia la costanza oserei dire la testardaggine che era propria dei nostri predecessori e manco a dirlo la politica di certo non ci aiuta, anzi ha contribuito a creare delle caste in ogni comparto ed in ogni dove che gravano sulla nostra economia, un comportamento dissennato e poco etico, di contro lodevoli e sporadiche iniziative di singoli che non devono fare rumore.
Qui preferisco fermarmi, vi invito se volete a verificare quanto denaro viene speso senza il dovuto riscontro per mantenere privilegi e posizioni che non rendono conto a nessuno ma gravano quando non danneggiano su quel bacino di petrolio che ci circonda e che non sanno utilizzare.
Lo dico in tutta tranquillità la mia carriera, si è interrotta a vent’anni, causa la coerenza quindi immaginate se possono spaventarmi a sessanta
A voi auguro che momenti come questo siano portatori di valori di tradizioni e di ricordi che hanno fatto grande la pedemontana e che siano fondamento di una ripresa che questo territorio merita.”
A tal proposito posto anche un link che riporta i fasti dell’arte norcina nel mio piccolo-grande paese “Panocia” http://www.ciato.it/news_dettagli.php?idnews=231