Sabato 15 Dicembre 2012
Molte le tradizioni della misteriosa, arcana e magica notte che precede il Natale.
Diverse di origine celtica, come l’immancabile soc (grosso ceppo di legno) ad ardere per tutta la notte nel camino, per riscaldare le anime degli angeli e dei propri morti che durante la notte, quando, finiti i culti, la famiglia si ritirava e la resdora regina e padrona della cucina lasciava imbandita la tavola, potessero entrare indisturbate e rifocillarsi e benedire quanto era rimasto.
Il pasto della vigilia era sobrio, rigorosamente a base di piatti poveri, un po’ di reginelle (pasta asciutta) magari ricavata dagli avanzi della pasta per gli anolini (galegiant) nel nostro idioma, piatto forte del giorno dopo, condita con funghi porcini secchi rinvenuti in acqua e una sporcatina di pomodoro concentrato, un toc ed marluz frit, il baccalà conservato sotto sale, pesce del Baltico, un poco di insalata bianca, bianca perché conservata al buio in cantina su un cumolo di sabbia e per i più ambienti du pes putana (due piccole engraulis encrasicolus) conservate in salamoia.
Ma più che il desco era il camino all’attenzione della famiglia, che mentre recitava il rosario osservava la fiamma, dal suo colore o dal tiraggio a seconda di come aspirava il vento che poteva anche muovere leggermente la cenere i vecchi facevano le previsioni dell’anno. Il ceppo rigorosamente di legno duro, perché durasse fino al mattino, per chi poteva era di ginepro (znévor), pianta cara ai Celti per le sue molteplici proprietà, si riteneva infatti che avesse la proprietà di cacciare gli spiriti, di portare quindi fortuna oltre che profumare con la sua essenza resinosa. Il ginepro pianta venerata nel periodo dell’avvento era qui da noi pianta natalizia a tutti gli effetti, sostituiva anche il pino e l’abete come albero di Natale, le sue bacche poi erano ben conosciute dalle nostre massaie, servivano per preparare ottimi arrosti in mistura con altre essenze, oltre al famoso gineprino, infuso altamente digestivo; e cinque sei grani per bottiglia li usava anche al rezdor per aromatizzare il suo distillato di vinaccia.
Ma l’attinenza camino ginepro non finisce qui, dal legno del ginepro si ricavavano altri utensili come al polintén cucchiaio dal lungo manico che serviva per girare la polenta nel paiolo e si dice che proprio grazie alle sue virtù aromatiche conferisse un particolare aroma.
Parma vecchia e la sua cultura, che oramai sopravvive solo su pagine ingiallite e nella memoria di pochi.