Venerd� 02 Gennaio 1970
La Val d'Arda è una vallata del territorio piacentino facilmente raggiungibile dal nostro agriturismo Ciato, -www.ciato.it - ricca di storia e di tradizione. Borghi medioevali e abbazie come “Chiaravalle della Colomba”. La storia dell’Abbazia vede una lunga e operosa presenza dei monaci nei secoli. Sul territorio contermine si sviluppa la cura agricola e bonificatoria, di circa mille ettari da parte dei monaci cistercensi che troviamo anche nel parmense nelle abbazie di Fontevivo e di S. Martino in Val Serena. Ma la perla della valle è probabilmente Castell'Arquato bellissimo borgo medioevale strategicamente situato sulle prime alture. Il centro storico si é sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda. Il borgo è costruito secondo la struttura dei borghi medioevali e non ha subito negli anni modifiche degne di nota. Proseguendo verso sud si arriva a Veleia o Velleia. L’agglomerato, attorno alla metà del I secolo a.C. diventa municipium, cioè capoluogo di un distretto montano esteso dal Taro al torrente Luretta e dal crinale appenninico alla pianura, confinante con i territori di Parma, Piacenza, Libarna, (antica città ligure) e Lucca. Veleia è famosa per la tavola bronzea romana rinvenuta in un campo nel 1747 dall’allora parroco contadino del paese, che descrive oltre al resto, il territorio del municipio di Veleia, con i principali 16 pagi (villaggi), delle vere unità territoriali ed amministrative, al cui interno vi sono i vici, cioè insediamenti di case e terreni; detenute da varie famiglie patrizie romane, con le rendite dei territori. Nel 1760, è stato messo in luce il Foro, ricavato nel terreno in declivio, circondato da un portico di colonne tuscaniche e da alcuni edifici di carattere pubblico e privato. A un livello inferiore era la Basilica a unica navata, in cui è stata rinvenuta una serie di statue a carattere celebrativo della famiglia Giulio-Claudia. È noto anche un complesso termale; numerose le opere di scultura, di varia provenienza, qui adunate, particolarmente bronzetti, conservati al Museo archeologico di Parma.