Torna "fra aia e cucina"

Venerd� 02 Gennaio 1970

Torna "fra aia e cucina"

Non poteva essere altrimenti, un paese spaccato in due in tutti i sensi, chi vuole la croce chi la rifiuta, chi vota rosso e chi vota verde, chi rifiuta di scrivere con la penna, chi rifiuta il computer, chi mangia multietnico, chi tradizionale, chi pasteggia a champagne chi lo vuole della sua terra, chi ha lasciato il suo paesello e quasi si vergogna delle sue origini, chi lo ostenta in tutte le occasioni.

Bene, tutte queste contraddizioni hanno fatto si che alcuni strayè che in traduzione letteraria sta per sparpagliati del mio Paese mi abbiano richiesto di riproporre “Fra aia e cucina” racconti degli anni cinquanta sulla pedemontana parmense, racconti mensili apparsi anni orsono su una rivista turistica “Insieme DOVE”, che parlano di Panocchia, piccolo paesello dove ancora insiste la corte Ciato.

Volentieri lo riproponiamo per gli uni e per gli altri, convinti di una possibile via di mezzo, perché non ve albero che per nutrirsi possa fare a meno delle proprie radici, non vi albero che possa sopravvivere senza la sua chioma.

La raccolta si suddivide in dodici parti una per mese, e racconta l’armonioso evolversi delle stagioni legate soprattutto alla vita agreste di questo lembo di terra, per finire con una ricetta tradizionale, un piatto frugale che rallegrava le tavole dei nostri cari e mai sufficientemente amati e ricordati contadini.

Mentre nel mese di dicembre prossimo venturo apriremo la serie di racconti con una breve introduzione per meglio collocare Panocchia, al fine di comprendere in modo migliore anche il lento rincorrersi dei racconti.

Nel far felice quelle quattro anime che me lo hanno richiesto, spero anche di contribuire, incuriosire, quanti capitando sul nostro sito web e che vorranno approfondire le loro conoscenze sul territorio e soprattutto comprendere come si viveva in una corte agreste della pedemontana parmense; mentre i miei quattro gatti strayè, dai capelli bianchi, rivivranno con gioia un passato lontano, di miseria e riserbi, ma pieno di semplicità, armonia sorrisi, anche di divisioni spesso sovrastate dalle condivisioni, per dirla in chiave moderna di “stile di vita italiano”, che oggi cerchiamo di “vendere” ma che piano piano ci sfugge di mano.