Venerd� 02 Gennaio 1970
Mi ascolto, nel silenzio assordante di Ciato.
Ogni tanto mi ascolto, chissà che non sia un vizio.
Mi accade quando seduto sulla poltrona di vimini, all’ombra del porticato, gli occhi rivolti alla Lunigiana; mentre ingordamente tiro di nicotina, il sole spacca i ciottoli del marciapiede e il silenzio di mezzogiorno azzittisce anche le galline.
Ma nel silenzio assordante, dove nemmeno le foglie fanno musica, nella mente passano veloci le colonne sonore che quest’aia ha udito.
Le intonazioni delle donne che all’alba si portavano nel campo delle cipolle, le urla dei vaccari che imprecavano ai buoi, lo sbuffare dei primi trattori, le ruote ferrate sulla ghiaia, piuttosto delle flebili note di passati strumenti che accompagnavano le rare ricorrenze di festa quando già la luna rifulgeva nel cielo.
Sicuramente i miei ospiti non possono rivivere le mie scene, ma anche a loro però è concesso di rinverdire la propria mente immergendosi nel silenzio assordante, che ancora qui regna, nella calura del pranzo o nella brezza della sera.