Musei del cibo -curiosit?- Ciato- Prosciutto di Parma, Parmigiano-Reggiano, Salame Felino, Pomodoro, Pasta.

Sabato 10 Febbraio 2007

Musei del cibo -curiosit?- Ciato- Prosciutto di Parma, Parmigiano-Reggiano, Salame Felino, Pomodoro, Pasta.

Giunge a proposito un editoriale di Marco Macciantelli ‚ÄìEcco come i giacimenti culturali possono diventare motore straordinario di sviluppo anche economico- ‚ÄúLa questione dei rapporti tra economia e cultura è tanto centrale nel nostro tempo quanto ancora poco sviluppata nel nostro Paese. Certo nessuno coltiva più un idea astratta del pensiero e delle sue applicazioni, neppure in un Paese, come il nostro, in cui gli intellettuali, in genere, tendono ad esprimere diffidenza verso gli aspetti più pragmatici. Fortunatamente sono caduti molti pregiudizi. Oggi bisognerebbe guardare alla ‚Äìcultura- in un duplice senso: come ad un comparto produttivo che non manca di determinare effetti tangibili sul piano occupazionale, e, allo stesso tempo, come ad un paradigma della nuova economia dei contenuti, dei beni, per quanto immateriali, della conoscenza. La risultante è il rilievo di questo mondo, destinato a svilupparsi sempre più nel futuro. D‚Äôaltra parte, lo stesso settore dell‚Äôarte è sempre stato fortemente connesso alla dimensione economica, pubblica e privata. Dalla committenza, laica o religiosa, al mecenatismo, sino ai mercanti di arte. Dalle quadrerie delle grandi famiglie sino allo sviluppo dell‚Äôantiquariato e del collezionismo. I banchieri fiorentini del quattrocento avevano colto molto bene il valore produttivo dell‚Äôarte. Avevano capito che si trattava di un investimento. Diversamente non si sarebbero impegnati a stanziare, come è stato calcolato, l‚Äôequivalente di venticinque milioni di euro per la costruzione, ad esempio, della cupola di Santa Maria del Fiore per opera di Filippo Brunelleschi. Il massimo della tecnologia architettonica del tempo. Quei banchieri, in effetti, spesero un bel po‚Äô di soldi: Ma ben impiegati. Furono ‚Äìilluminati- e fecero l‚Äôinteresse della loro comunità: basta pensare al reddito che sarebbe derivato ai posteri, nei secoli successivi, dalle conseguenze dell‚Äôoperazione, in termini sia turistici sia commerciali. Sulla portata economica della cultura e del nuovo turismo culturale si pensi che solo negli ultimi anni, relativamente al patrimonio artistico, i principali musei e gallerie d‚Äôarte moderna hanno registrato qualcosa come oltre trenta milioni di arrivi. Tutto ciò senza tenere conto che gran parte delle potenzialità del patrimonio artistico nazionale tuttora non vengono pienamente valorizzate. Ecco come i giacimenti culturali possono diventare motore straordinario di sviluppo anche economico. Ecco perch?© non bisogna avere atteggiamenti snobistici o aristocratici. Per mettere meglio a reddito i beni culturali, con atteggiamento rispettoso verso i valori della cultura, ma sapendo che si tratta di una direzione di marcia dell‚Äôimpresa culturale modernamente intesa, che non dovrebbe trovare ostacoli sul suo cammino, n?© di tipo burocratico n?© di tipo normativo.‚Äù Personalmente ritengo le disquisizioni di Macciantelli molto significative e che ben si accostano alla geniale idea della realizzazione a Parma dei ‚Äúmusei del cibo‚Äù che oltre testimoniare una cultura di prodotto e di storia di prodotti nati sul nostro territorio, utilizzati a dovere possano creare indotto diretto ed indiretto sicuramente in tempi meno lunghi di quanto avvenne nel quattrocento. Questo anche in considerazione che sul nostro territorio il turismo che oggi segna il più significativo incremento e quello legato all‚Äôenogastronomia La nostra capacità deve rimanere comunque quella di saper far assaporare e vivere attraverso un prodotto la storia di un luogo, e il suo racconto, questo permetterà al consumatore di apprezzare con maggiore consapevolezza i vari prodotti. Permettendo poi al visitatore di compiere un esperienza, di rivivere e contemplare nel tempo e nello spazio, quel processo che fa si che da un semplice chicco di grano ne esca un prelibato primo piatto, che da una bacca di pomodoro esca un profumato condimento, tangibile frutto del lavoro dell‚Äôuomo, tanto che ancora oggi spesso e sovente si sente dire hai fatto ‚Äúun opera d‚Äôarte‚Äù. Opera che trova la sua esaltazione in un territorio e in un marchio. Tutti dobbiamo essere consapevoli che senza partecipazione attiva, senza il coinvolgimento, senza il consenso, non può esistere n?© una promozione territoriale ne una promozione turistica ne di prodotto oggi essenziale per il nostro comparto agroalimentare. Qualche cosa è stato fatto, ma si potrebbe fare di più.

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