Poveri mangiari

Domenica 29 Novembre 2020

Poveri mangiari

E quasi un anno che questa malvagia pandemia ci ha cambiato le abitudini, ci ha costretto a vivere di più la casa e di conseguenza la cucina, ed un diversivo o più diversivi era di obbligo trovarli, e fra i tanti una rilettura l’abbiamo fatta anche alle ricette della nonna appuntate sul nero quaderno dai fogli ingiallati e dall’immancabile riga rossa che ti invitava ad andare a capo.

Dei minestroni, non vi è nulla di appuntato, eppure si facevano spesso, mi ricordo avendola per fortuna conosciuta che spesso diceva alla mia mamma, insegnante indiscussa su alcuni piatti, “ag’metema col’caghemà“ ci mettiamo quello che abbiamo.

Si faceva un giro nell’orto e quello che si trovava si portava in tavola, già lo scriverlo mi rallegra, dalla terra alla tavola, la mia terra è ricca e maestra nell’imbandire una cucina.

Così ho scoperto che quello che prima facevamo per l’agriturismo, oggi chiuso in quella cucina con ogni elettrodomestico di attuale generazione facendolo per me mi dà la possibilità di sbizzarrirmi in nuovi ed avventurosi abbinamenti, di sostituire spesso alcuni ingredienti con altri recentemente introdotti nell’orto, riscoprire l’utilizzo di legumi e ortaggi di ancestrale memoria, come di antica memoria e la stufa economica su cui oltre che brave “resdore” cuoche le nostre mamme e nonne dovevano essere provette fuochiste e conoscitrici della tipologia della legna.

Aimè, quanto sapere abbiamo abbandonato.

Vediamo quindi di scaldarci la budella maiuscola con quello che or ora ho raccolto dall’orto e trovato nei vecchi vasi di vetro della mia cambusa e aggiungiamo questa ricetta a poveri mangiari https://www.ciato.it/news_dettagli.php?idnews=484

E quasi un anno che questa malvagia pandemia ci ha cambiato le abitudini, ci ha costretto a vivere di più la casa e di conseguenza la cucina, ed un diversivo o più diversivi era di obbligo trovarli, e fra i tanti una rilettura l’abbiamo fatta anche alle ricette della nonna appuntate sul nero quaderno dai fogli ingiallati e dall’immancabile riga rossa che ti invitava ad andare a capo.

Dei minestroni, non vi è nulla di appuntato, eppure si facevano spesso, mi ricordo avendola per fortuna conosciuta che spesso diceva alla mia mamma, insegnante indiscussa su alcuni piatti, “ag’metema col’caghemà“ ci mettiamo quello che abbiamo.

Si faceva un giro nell’orto e quello che si trovava si portava in tavola, già lo scriverlo mi rallegra, dalla terra alla tavola, la mia terra è ricca e maestra nell’imbandire una cucina.

Così ho scoperto che quello che prima facevamo per l’agriturismo, oggi chiuso in quella cucina con ogni elettrodomestico di attuale generazione facendolo per me mi dà la possibilità di sbizzarrirmi in nuovi ed avventurosi abbinamenti, di sostituire spesso alcuni ingredienti con altri recentemente introdotti nell’orto, riscoprire l’utilizzo di legumi e ortaggi di ancestrale memoria, come di antica memoria e la stufa economica su cui oltre che brave “resdore” cuoche le nostre mamme e nonne dovevano essere provette fuochiste e conoscitrici della tipologia della legna.

Aimè, quanto sapere abbiamo abbandonato.

Vediamo quindi di scaldarci la budella maiuscola con quello che or ora ho raccolto dall’orto e trovato nei vecchi vasi di vetro della mia cambusa e aggiungiamo questa ricetta a poveri mangiari https://www.ciato.it/news_dettagli.php?idnews=484

Per 4 persone cogliete due rape o tre, un piccolo daikon, un bel porro, una costina di sedano, 3/5 foglie di salvia, un bel spicchio di aglio. alcune foglie di prezzemolo, tutte cose che in un orto che si rispetti non dovrebbero mancare, mentre dalla cambusa recuperate circa 80gr abbondanti di pancetta e 250gr di fagioli borlotti.

Ovvio che dobbiamo mettere in ammollo i fagioli per almeno 12 ore

Cuoceteli per 15 minuti in pentola a pressione, al termine della cottura scolateli conservando l'acqua di cottura.

Nel frattempo tagliate finemente il porro, il daikon e il sedano, sbucciate le rape e tagliatele a piccoli cubetti, tritate la metà della pancetta affumicata.
In un tegame ponete l’olio extravergine di oliva e aggiungete lo spicchio d’aglio, il porro tagliuzzato, il daikon e sedano e le foglie di salvia, fateli appassire e poi aggiungete la pancetta affumicata che avete tritato e la restante a cubetti.

Quando la pancetta si sarà rosolata aggiungete i cubetti di rapa e fateli dorare. Poi aggiungete l’acqua di cottura dei fagioli in quantità sufficiente e cuocete a fuoco medio per circa 10 minuti, cioè fino a quando le rape saranno tenere.

Salate, pepate abbondantemente, eliminate lo spicchio d’aglio.

Aggiungete i fagioli borlotti cotti e lasciate insaporire tutto per pochi minuti.

Passate co minipimmer metà della zuppa.

Unite la vellutata ottenuta al resto della zuppa, spolverate con del prezzemolo fresco tritato.

Servite la zuppa ben calda con una nevicata di formaggio di vostro gradimento e un filo d’olio extravergine di oliva crudo!

Arrivederci a Ciato

 



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