Poveri mangiari

Domenica 09 Agosto 2020

Poveri mangiari

 

Oggi nove agosto dell’anno del Signore 2020, il sole picchia perpendicolare sulle teste padane ed è domenica, i lavori dei campi non sono impellenti, almeno qui alla fattoria Ciato, e vagabondando fra le scie dell’orto, mi tornano alla mente la mamma e la nonna, i loro piatti frugali e “poveri mangiari” racconti e ricette di questa pedemontana parmense che sto cercando di fare e raccontare.

 

 

 

Così che decido di adocchiare cosa posso portare in cucina.

Oggi l’orto è fecondo di primizie pre autunnali e produzioni tardive primaverili, provo a ricordarmi piatti primigeni della mia famiglia, cose povere di gente che doveva riempire la “budella maiuscola” ma che nel contempo sapeva ingerire alimenti forse più confacenti alle necessità corporali di quanto si faccia oggi, e così mi azzardo a provare un minestrone di avita memoria.

E riporto tutto qui, nella mia rubrica “poveri mangiari” affinché ne rimanga traccia, chissà che qualche penna più arguta non ne faccia tesoro, chissà, nell’era futura delle cavallette fritte e delle formiche tostate, questi piatti, forse saranno considerati veramente come poveri mangiari di ataviche tribù.

Così che raccolgo quel che rimane di un grosso cavolo cappuccio smangiucchiato da una lepre o capriolo, qualche pomodoro che i fagiani non hanno beccato, tre patate, pomi da terra di Baselica, ma non fateci caso, alla fine potete usare patate, la mia è una deformazione alla ricerca dell’impossibile, una bella cipolla borettana, uno scalognino piccolo di Romagna, una costa di sedano, una bella carota, un rametto di melissa, essendomi gelati i limoni e non fidandomi di quelli comprati, un poco di rosmarino… e via dal sole cocente, rinchiuso fra i muri vetusti della cucina dell’agriturismo.

Ecco quello che ho combinato con grande soddisfazione.

Si pigli 500 gr di cavolo cappuccio 400 gr di patate gialle 300 gr di pomodoro rosso una cipolla media, una scalognina, una media carota e una costina di sedano, un poco meno di un litro di brodo vegetale, un limone non trattato, se non siete sicuri potete optare per due tre foglie di melissa, qualche foglia di rosmarino fresco, olio evo sale e pepe.

Lavate e riducete a striscioline e poi a pezzettini il cavolo cappuccio; sbucciate e tagliate le patate a dadini; riducete anche i pomodori a pezzettini.

Tritate grossolanamente la cipolla, la carota e il sedano; fateli soffriggere in un tegame capiente con l'olio, a fuoco basso per 4-5 minuti.

Aggiungete al soffritto tutte le verdure preparate e lasciatele insaporire per circa 3 minuti a fiamma moderata.

Versate il brodo bollente, unite il rosmarino, e insaporite con un po’ di scorza grattugiata di limone o la melissa e un pizzico di pepe.

Coprite e lasciate cuocere a fiamma dolce per 20-25 minuti. Se necessario allungate la zuppa con dell’acqua bollente e alla fine regolate di sale.

Distribuita la zuppa nelle fondine individuali, potete guarnire con una fettina sottile di limone, io ho messo una fogliolina di melissa.

Non vi ho detto del brodo vegetale, ma potete usare anche quello in dadi o in polvere.

A risentirci perché di cavoli cappuccio nell’orto ne abbiamo tanti e la mamma e la nonna, viste la loro proprietà salutistiche, l’ultima cosa che facevano era destinarli alle galline.

 

 



 

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