Sabato 20 Giugno 2020
Oggi, mese di giugno avanza e si avvicina a passi ponderati la magica notte di S. Giovanni, patrono dell’amicizia, notte del solstizio d’estate, le cui origini si perdono nelle celtiche fedi.
Notte delle stregonerie, dei rabdomanti delle lucciole e degli innamoramenti, notte degli incantesimi dalle misteriose cariche astrali, dei fiori di zucca, simbolo della fortuna e abbondanza, delle noci e dei tortelli di erbetta.
E si racconta che i tortelli di erbetta non siano nati nelle mani di chef, ma dal desiderio di una giovane pastora che per farsi grazia delle attenzioni del suo sposo, preparò per festeggiare il solstizio d’estate.
Un piatto nato dalla fantasia e dalle povere cose che poteva trovare una ragazza che viveva sulle pradine di quell’Appennino che già volge al mare, la, nelle terre della luna.
Poche cose, ricotta intrisa ancora di latte, erbe spontanee fra cui l’ortica, oggi più comunemente sostituite, dalla foglia della bieta da costa, quanto basta di quella formella grattugiata, forgiata dal fuoco e modellata da mani sapienti, uova ruspanti, qualche aroma ed ecco che tutti i sapori che esprimono il territorio fatti a piccole palline vanno avvolti in una sfoglia gialla e sostanziosa frutto di un impasto di farina acqua e freschissime uova di giovane raccolta e non di frigorifero.
Consumati affogati nel burro e asciugati dal formaggio, mangiati rigorosamente all’aperto, affinché la magica rugiada possa toccarvi e portarvi fortuna, massimo sotto un bersò al chiaro di una luna che sembra una formaggia.
E’ la notte di tutti, delle streghe dei rabdomanti dei mediconi, dei folletti, di chi si vuole bene e vuole bene alla sua terra, ma è anche la notte delle noci, che tradizione vuole, forse perché a mezzanotte sono ancora le uniche sobrie, siano spiccate da mano vergine femminile, serviranno per confezionare quell’elisir padano che accompagnerà da Natale in poi i giorni impegnativi della digestione.