Domenica 25 Febbraio 2018
Non spesso, ma può capitare che una mattina un po’ annoiato dal quotidiano, anziché buttarti nel solito ménage ti tiri di andare a fare colazione al bar; dove trovi immancabilmente gli economisti eruditi bocconiani che disquisiscono con gli strateghi politologi più avveduti, sostenitori e detrattori di quella quintessenza che il popolo italiano, nemmeno a maggioranza, considerando gli astenuti, si è dato. Me, ignorante agricolo delle terre di mezzo, che nel mio dna è rimasta una traccia di geni connaturali, innati nella maggioranza degli avi.
Io, che ho sempre sperato in uno sviluppo socialmente sostenibile, dove deve essere rispettata e agevolata l’iniziativa individuale con una attenzione al sociale, dove l’incapacità imprenditoriale è lasciata al suo destino, come succede nei paesi scandinavi, pur abbondando di zucchero, il caffè rimane amaro. Non proferisco parola, ma girano nelle carraie della mia mente prettamente contadina e forse contorta, alcune considerazioni. Cavolo, ma possibile che io non sia mai riuscito a capire e ad ammettere come lo sviluppo del mio Paese sia strettamente legato alle sovvenzioni, detassazioni, agevolazioni, e qui mi fermo per rimanere nel lecito, che lo stato ha elargito a determinate imprese con le tasse di tutti i cittadini. Pensa quali grossi errori, io povero campagnolo, avrei commesso fossi stato al loro posto, non sostenendo ad oltranza determinate aziende che potevano fallire, lasciando magari spazio a piccole aziende competitive che avrebbero potuto ampliarsi e assumere operai licenziati da altri. Devo ammettere che sarei stato un pessimo dirigente, un cattivo politico una sciagura per tutti, ed allora me ne faccio una ragione. Meno male che a diciotto anni ti hanno stroncato la carriera, altrimenti quattro teste del cavolo come la tua e sai dove saremmo oggi? Rientro verso il casolare, accompagnato dalle continue prolusioni dei soliti giornalai che magnificano o denigrano il politico di turno contendendosi le onde dell’etere. Nomi che il mondo intero conosce… ma come faranno in Svizzera in Finlandia in Norvegia o in Svezia a vivere i politici, i presidenti o i primi ministri che noi non sappiamo della loro esistenza e non conosciamo i nomi e spesso non sono nemmeno conosciuti dai loro concittadini. Vivranno? Esisteranno? Di una cosa son certo anche oggi voglio provare un vecchio piatto contadino con le ultime castagne e un poco di orzo nudo, quello che abbrustolito è un buon succedaneo del caffè. Prendiamo circa quaranta castagne sbucciandole e lasciando la pellicina interna. Iniziamo a lessarle facendo bollire l’acqua, appena possibile finiamo di mondarle, portiamo a termine la lessatura. Se già non lo abbiamo, facciamo un po’ di brodo vegetale. In una terrina capiente facciamo soffriggere un porro medio aggiungiamo quattro patate medie a pezzetti ovviamente pelate. Aggiungiamo il nostro brodo vegetale, un rametto di rosmarino e 4/5 foglie di salvia. Aggiungiamo ora l’orzo, circa 200 grammi, che avremo messo in ammollo la sera prima in acqua con un pizzico di sale. A cottura quasi finita aggiungiamo le castagne che avremo grossolanamente schiacciato con la forchetta.