Luned� 07 Luglio 2014
Ecco che allora c’è sempre qual’cosa da fare, da assaggiare, da scoprire. Ecco perché il turista, l’avventuriero enogastronomo, l’amante della natura, il curioso che passa da Parma è obbligato a farvi una visita. Ecco perché chi è amante dei racconti, di approfondire i mutamenti della storia del territorio, di ficcare le mani in pasta per carpire i segreti dei prodotti della valle, alla sera sotto l’ampio, storico portico, le cui pietre hanno tanto da raccontare, di rimpetto al naturale anfiteatro dell’Appennino Tosco-Emiliano può fermarsi ad ascoltare aneddoti, avvenimenti di vita vissuta dell’ormai non più giovane titolare. Sessant’anni portati ancora bene, ma tempo sufficiente per cambiamenti epocali, significativi, che spaziano dal vecchio “Buba” macchina a legna per la trebbiatura, alla moderna macchina a guida satellitare. Ecco perché solo li puoi capire come gli si illuminano gli occhi quando ti parla di una valle che col tempo pur conservando le sue ricchezze, artistiche ed architettoniche, sta per certi aspetti perdendo quel calore umano tanto caro a Mario che con i propri ospiti cerca di celebrare. Ecco perché si imbandiscono ancora le tavole nell’aia, come ai vecchi tempi, con semplici tovaglie di canapa a quadrettoni, si porta e si serve e si “mangia” il prosciutto, il salame e il parmigiano come una volta, rievocando quando a quei tavoli fatti di una sola asse di querce secolari e per sedie vecchie travi di rovere sedevano stanchi ed impolverati i contadini che tornavano dal lavoro dei campi al tramontare del sole. Serate che rievocavano storie di folletti di scappatelle e semplicemente di quattro strilli di vecchie filastrocche che cercavano di accompagnare una sgangherata fisarmonica, a volte sino a tarda ora, fino a che la bianca luna poteva aiutare quella schiva luce di una lampadina ad incandescenza da 15 candele (oggi W) prima di eclissarsi anch’essa dietro le colline, delineando i contorni delle quattro torri del castello di Torrechiara, le cui mura ancora oggi riferiscono, all’occhio attento, dei segreti amori del signore di queste terre e della sua amante. Questo è solo un volo sui tetti dell’agriturismo Ciato di Parma, chi si ferma…. avrà a sua volta un’avventura da raccontare. Ecco perché in tanti tornano e sono sempre più numerosi, non già gli ospiti, ma gli AMICI DI CIATO.