Mercoled� 05 Settembre 2012
Quando c’è un attimo di tempo è sempre piacevole andare a sbirciare quello che i nostri vecchi professori di agraria avanti negli anni ma al passo coi tempi, magari inascoltati, continuano ad enunciare. Oggi mi sono soffermato sulla relazione del prof. Franco Scaramuzzi, professore emerito e medaglia d’oro dell’Università di Firenze, presentata all’accademia dei georgofili a maggio; di cui mi piace riportare alcuni passaggi.
“Per mantenere piacevole e rigoglioso il paesaggio agricolo, occorre innanzitutto che sopravviva un agricoltura valida, quindi cangiante nel tempo e dalla quale gli agricoltori possano trarre reddito. La difficoltà di conseguire un reddito –continua il prof. Scaramuzzi- da parte delle aziende agricole, rappresenta oggi il vero e prioritario problema da affrontare con urgenza, facendovi convergere ogni iniziativa. Non si può pretendere che gli agricoltori continuino a svolgere i loro importanti ruoli di pubblico interesse senza alcun riconoscimento e senza un reddito proporzionato al proprio impegno.
Così dopo avere spaziato sulla storia dell’agricoltura ed aclarato che oggi a diversità degli anni dello scorso secolo per fare impresa servono soprattutto due fattori: “Conoscenza e finanza rappresentano il binomio indispensabile per il rilancio dell’agricoltura. Il capitale fondiario, è rimarrà, un importante punto di partenza e di garanzia. Ma il terreno agricolo è da considerare come bene strumentale produttivo, così come le macchine, le strutture e gli attrezzi indispensabili per svolgere qualsiasi attività manifatturiera sia a livello industriale che artigianale. Quindi non più soltanto come bene immobiliare, inteso come logiche patrimoniali e capitalistiche”. La terra, bene strumentale sicuramente non riproducibile ed in continua diminuzione come dicevamo nel nostro post precedente (http://www.ciato.it/news_dettagli.php?lang=ita&idnews=289) che sempre più in un’ ottica di solidarietà sociale dovremo curare con tutte le dovute attenzioni. “Anche gli attuali provvedimenti -continua il professore- dettati da urgenze finanziarie , devono evitare ingiuste ed improvvide imposizioni che considerino la terra e i fabbricati colonici come bene da rendita anziché come strumento essenziale per un reddito del lavoro agricolo”. Tutto ciò lo riportiamo per nostra memoria, per ricordare uomini che in qualche modo abbiamo conosciuto e che a nostro avviso hanno caratterizzato il secolo scorso.
Mario Schianchi