Venerd� 24 Dicembre 2010
Oggi 24 dicembre 2010 è una giornata grigia e piovviginosa, sono giorni che piove e non c'è più quel bel freddo della scorsa settimana, un freddo pungente che quasi gelava i vetri dell'ufficio dove mi trovo per lo scambio telematico degli ultimi auguri, siamo arrivati a meno quattordici gradi, e come mi capita spesso essendo giorno in cui ti ricordi anche dei vecchi amici ripenso al mio passato vissuto qui a Ciato, pieno di belle memorie degli anni cinquanta sessanta. Ed è così che mi è venuto in mente quando i vetri delle finestre erano veramente una lastra di ghiaccio e la brina luccicava sulle coperte, ma quando riuscivi ad infilarti sotto le lenzuola c'era un caldo sano e naturale lasciato dal prete. Non è un ricordo né stravagante ne sacrilego, tutti qui in pedemontana nelle notti fredde dell'inverno andavamo a letto con il prete. Non so perchè nel nostro slang si chiamasse così, probabilmente qualche attinenza ci sarà stata, sta di fatto che il prete a cui io mi riferisco altro non era che un marchingengno di legno morbido e sagomanto per contenere un braciere per scaldare il letto.
Ricordo perfettamente la mamma che metteva nel fuoco verso le sei di sera un legno che producesse bracia durature che poi con attenzione metteva nel braciere (padleta) lo ricopriva con cura di cenere e poi lo sistemava nel prete per scaldare il letto che da li a poche ore ci avrebbe accolto in un dolce tepore mentre fuori dalle coperte si vedeva il vapore del respiro.